Al mercato

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Tempo di lettura: 2 Minuti

di Paola Lombardi
Una volta, ad un corso di formazione, mi sentii rivolgere questa domanda: Qual è il tuo negozio preferito? Rimasi a pensarci troppo tempo, non c’era nessuna attività commerciale che attirasse la mia attenzione. Mi sembravano tutti uguali, tutti abbastanza inutili. Cosa potevo dire? Dopo una attenta riflessione mi venne in mente la risposta, quella più veritiera: il mercato. Sì, il mercato è il mio negozio preferito. Non ce ne sono altri. Il formatore mi disse che la mia era una risposta provocatoria e fuori contesto, perché il mercato non è un negozio. Secondo me, lui in un mercato non c’era mai stato e mi fece anche un po’ pena.

Il mercato è la casa madre dei commercianti, anche i compratori diventano un po’ commercianti.

Bisogna trattare, chiedere lo sconto, tirare sul prezzo, intavolare trattative molto delicate.

Al mercato non si va per comprare una merce precisa, il mercato si attraversa come la vita: non sai mai cosa può riservarti. Il profumo delle spezie, le voci dei venditori, l’odore delle verdure e della frutta. Gli abiti stesi come fossero panni messi ad asciugare, miriadi di stoffe multicolore che si abbandonano alla corrente dei banchi scossi costantemente da mani curiose che scavano e cercano.

Più avanti centinaia di scarpe di ogni foggia e colore, più oltre, borse, cinture, oggetti, migliaia di oggetti per tutti i gusti, per tutte le esigenze. Piatti, tazze, bicchieri, bicchierini, tazzine da the, da caffè, da liquore, abiti ancora e ancora, stoffe ancora più avanti, occhiali, detersivi, saponi, oggetti tradizionali, prodotti di artigianato, lampade, sciarpe.

C’è di tutto, c’è tutto. E’ il mercato! Le voci si rincorrono da un punto all’altro, niente è come sembra, tra gli stand risuonano voci di lingue sempre diverse. Nei miei primi ricordi, il mercato parlava la lingua dei dialetti, poi, piano piano, si sono aggiunte le voci del rumeno e dell’albanese, poi sono arrivati echi dell’ucraino e del russo, poi si sono fatti strada i suoni del polacco e del bosniaco. Oggi ci sono tutte queste lingue a cui si aggiungono il francese e l’inglese dell’Africa, l’arabo in tutte le declinazioni e ancora nuovi dialetti, ci sono le voci dall’India, dalla Cina e dal Bangladesh, ci sono tutte le voci, ci sono tutti gli odori, ci sono tutti i profumi.

Al mercato vai e trovi il mondo che ti aspetta a braccia aperte.

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