In ricordo di donna Gemma De Posis

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di Anna Matilde Patini
La figura di Gemma De Posis, da noi proposta in occasione dell’8 marzo, presenta motivi di grande interesse non tanto per la sua biografia, in verità scarsa di notizie, quanto perché offre la possibilità di aprire “come una finestra” su un periodo storico della nostra città ricca di spunti, di riflessioni utili per la riscoperta delle nostre radici.

Gemma De Posis è una nobildonna che in visse in San Germano (l’attuale Cassino) nel 1300. A quell’epoca la città di San Germano, raccolta intorno alla Rocca Janula, era il cuore della terra di San Benedetto, cioè quel territorio bonificato, dissodato, coltivato e ripopolato dall’opera dei monaci benedettini, che così avevano attuato l’insegnamento della Regola dettata dal loro fondatore, e cioè: “Ora et Labora et lege”.

Nel 1267 a San Germano era stato riconosciuto il titolo di “città” del privilegio dell’Abate Bernardo.

La città aveva undici porte lungo le mura perimetrali, molte piazze da nomi significativi (piazza degli Amalfitani, piazza dei Greci); un quartiere ebreo, l’acquedotto, ben ventisei chiese, quattro ponti sul Rapido, numerosi negozi, botteghe artigiane e sette ospedali, cioè luoghi dove i pellegrini, numerosi all’epoca, venivano accolti, rifocillati e, se malati, curati.

Era quindi un centro di una certa importanza, la cui popolazione godeva di una posizione socio – economica e culturale piuttosto avanzata (per esempio i contadini livellari non erano servi della gleba ma homines liberi) per quel periodo storico piuttosto travagliato.

È fin troppo facile attribuire questa situazione alla presenza dell’Abbazia di Montecassino la cui impronta di guida materiale e spirituale è costante, come nel campo dell’assistenza sanitaria ai bisognosi.
Tale assistenza trovava origine proprio nell’insegnamento benedettino che nella sua Regola prescriveva di prendersi cura dei bisognosi con ogni attenzione (cum omni sollecitudine). Infatti, molti erano gli ospedali disseminati sul territorio e spesso annessi a chiese.

In questo contesto di solidarietà sociale, certamente avanzato per l’epoca, si forma la personalità della nostra Gemma, moglie e poi vedova del giudice Tancredi De Posis.
Ella, nominata erede di un’altra nobildonna Giacoma, moglie di Don Andrea di Piumarola, si trova a possedere molti beni mobili ed immobili di cui, con testamento del 31 gennaio 1357, dispone destinandone una parte, comprensiva di casa, orti, letti, mobili ed un forno, all’istituzione di un ospedale per poveri e malati.

Tale istituzione benefica è riuscita a sopravvivere nel tempo, anche attraverso vicende complesse e a lasciare una notevole memoria tanto che nel 1957 il nuovo ospedale, sorto dopo la distruzione della guerra, fu opportunamente intitolato a Gemma De Posis in segno di doveroso omaggio e non solo alla benefattrice ma anche al ricordo di un passato della nostra comunità cittadina, meritevole di essere riconosciuto ed apprezzato.

Gemma De Posis, quindi, rappresenta l’esempio di una donna non solo generosa, ma lungimirante, figlia del suo tempo, temprata dall’insegnamento benedettino che permeava l’educazione e rappresentava il collante della popolazione e della società della Terra di San Benedetto.

Abbiamo voluto, brevemente ricordare questa figura perché non se ne perda la memoria legata ad un gesto altruistico verso i malati, una volta che l’intitolazione dell’ospedale cittadino è stata cambiata con il trasferimento nel nuovo edificio.

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