In tutti i non-luoghi mi sono persa

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Le domande, le risposte, gli avvisi di chiamata, i trasferimenti di chiamata.
Le parole che restano conficcate in gola quando sarebbe il momento giusto per tirarle fuori e le parole che sgorgano come lava incandescente quando sarebbe meglio tacere.
La vita è complicata. Vivere è complicato.
Gli incidenti di percorso, le strade sbagliate, le vie parallele, i vicoli ciechi sono una variabile che ci fa impazzire. I parcheggi dei supermercati, le file d’attesa nello studio medico e le vie di fuga che coltiviamo nei vasi da giardino restano consolatori come tutti i non-luoghi.

Le scale mobili nella stazione della metropolitana, le sabbie mobili di una vita relazionale impropria, i cinema d’essais che chiudono come chiudiamo le palpebre prima d’addormentarci.
Le tregue delle stazioni ferroviarie, l’attesa davanti al display negli aeroporti, la gente che corre per raggiungere il treno in partenza, il gate in chiusura, la gente che corre per trovare un parcheggio, la gente che corre per gettarsi dal dirupo, la gente che corre che corre che corre.
Ho visto il silenzio l’altra sera. Era bello, buio come al solito, solitario quanto basta, stava proprio bene, era in gran forma. Gli ho chiesto se avesse voglia di andare a ballare, mi ha risposto che le donne non possono fare il primo passo e così sono inciampata. Ho iniziato a cantare, ma sono stonata e il silenzio è fuggito via.

Mi sono fermata sulla panchina dentro la stazione centrale. Ho osservato con attenzione il soffitto, lo chiamano Art nouveau, stile liberty, Sezese, modernismo, secesija, lo chiamano in tanti modi ma tanto è tutto inutile. Non dovremmo dare nomi, non dovremmo dare niente.
Sorridono tutte le mie personalità insieme, sorridono, sorridono accarezzando il cappotto di lana cotta.
Arriva il treno, spengo la luce. Buonanotte.

Paola Caramadre

Giornalista, autrice e lettrice onnivora e curiosa. Promotrice culturale, 'regista dei libri' e cofondatrice di Tantestorie.it

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