Una questione di energia

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di Paola Lombardi
La sala del Comune non basta a contenerli tutti. Sono tanti, parlano, qualcuno grida più forte degli altri e qualcuno sembra intimidito dagli altri. C’è chi indossa la giacca e molti gli abiti da lavoro. Ai margini della piazza ci sono anche alcuni uomini in divisa per controllare che la situazione non degeneri. Qualcuno spinge per salire nella stanza del sindaco e qualcun altro aspetta con pazienza. Ad un tratto qualcuno propone di costituire una delegazione, ma l’idea non viene nemmeno presa in considerazione. “Dobbiamo restare uniti”,  dice qualcuno e gli altri annuiscono. Arriva un’auto di lusso, ne scendono tre uomini eleganti.

Arriva anche il sindaco e l’assemblea si tiene in piazza. “La nostra società ha già fatto un forte investimento. Bloccare adesso i lavori comporterebbe gravi perdite di denaro che attribuiremo ai responsabili”. I rappresentanti dell’azienda sfoderano un linguaggio complesso e un tono arrogante, ma il messaggio arriva chiaro lo stesso: se ci saranno difficoltà, chi si opporrà al progetto pagherà. Ma l’idea che il solito furbo del paese sia riuscito a vendere a peso d’oro il terreno ha la meglio anche sulla paura. La rivolta non è necessaria, a volte basta un gesto. Uno dei dirigenti dell’azienda parla con un tono lento e carico di livore ma soprattutto ha la erre moscia. Un particolare che manda in bestia Gino, un rude agricoltore confinante con il terreno prescelto per l’impianto, al punto da indurlo ad un’azione eclatante.

Con un movimento rapido Gino si lancia contro il dirigente, piccolo di statura e arrogante, e lo solleva. Lo tiene sospeso davanti ai compaesani e ride. Anche gli altri ridono mentre il dirigente urla e quasi piange e gli altri corrono a rifugiarsi in auto lanciando minacce. Gino rimane con il dirigente tra le mani e ride con il viso arrossato mentre il dirigente trema e piagnucola chiedendo pietà. L’auto di lusso accende il motore e Gino lascia cadere il dirigente che striscia per qualche centimetro nel terrore. Poi si alza e corre come può verso la vettura e la folla grida: “Non ci fate paura”. Tre giorni dopo compaiono i manifesti che avvisano che l’opera non si farà a causa della evidente stupidità dei residenti. Gino ride davanti al bar e pensa già a quando si proporrà come acquirente per il terreno che confina con il suo.

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