Un ombrellino a pois accende una speranza contro l’Alzheimer

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Tutte le mattine, Stefy, la barista del Central Bar di Torino, serviva il tavolo numero 28, dove abitualmente trovava la signora dai capelli bianchi raccolti in una treccia di lato, con un signore anziano; entrambi potevano avere circa 70 anni. La cosa che aveva sorpreso Stefy, era che ogni mattina sceglievano lo stesso tavolo. Qualche volta era anche capitato di trovarlo occupato, ma il signore le aveva chiesto cortesemente di occuparlo per loro non appena si fosse liberato. Quando accadeva, Stefy rimaneva perplessa, tantissimi altri tavoli erano liberi, ma non aveva mai osato domandare, sebbene fosse assalita dalla curiosità. Conosceva i gusti di entrambi: per lei cornetto con la marmellata e cappuccino, per lui un caffè macchiato. Stefy era colpita dalla gentilezza dell’uomo che si prendeva cura di quella donna da un po’ di tempo: ogni mattina le mostrava un album di foto diverse e chiacchieravano per ore. Stefy aveva anche immaginato che potesse essere suo fratello, o un parente che non vedeva da diverso tempo, che le mostrava il suo vissuto in un paese lontano.

La donna era molto attenta al racconto dell’uomo, sorrideva, ma era di poche parole. Questo incontro al bar andò avanti per circa un mese, e Stefy, senza farsi accorgere, li osservava mentre era intenta a pulire il bancone, o a lavare le tazze. Quella coppia, unita da un affetto profondo, le trasmetteva tanta gioia. Immaginava la lunga distanza e la sofferenza di entrambi, vissuti probabilmente in due paesi diversi, ma ora, dopo tanto tempo, erano felici di essersi ritrovati, ed avevano tanto da raccontarsi. Poi li osservava uscire dal bar: lei si poggiava sotto il braccio dell’uomo che con il bastone avanzava il passo lentamente. Spesso si sedevano sulla panchina del parco adiacente al bar e Stefy poteva continuare ad osservali dalla vetrata del bar. Una mattina l’uomo portò con sé un regalo per la donna: era un ombrellino con dei pois. La donna sorrise, ed aggiunse che ne aveva uno uguale da qualche parte, ma non ricordava dove fosse. L’uomo cercò di frenare la sua emozione. Stefy se ne era accorta, eppure non riusciva a dare una risposta a tutto ciò.

Passò qualche giorno, la coppia non si presentò al bar. Stefy ricordava l’ultima volta che erano entrati a fare colazione, ricordava il regalo, la commozione dell’uomo inspiegabile, ma da quel giorno non li aveva più rivisti. Una mattina però, entrò l’uomo nel bar. Questa volta era da solo. Ordinò il cornetto con la marmellata ed il cappuccino per la donna, ed un caffè macchiato per lui, ma questa volta da portare via. A questo punto Stefy non seppe trattenere la curiosità e domandò dove fosse sua sorella. L’uomo le rispose che non era sua sorella ma sua moglie; poi spiegò che la donna era affetta da Alzheimer e da diversi anni si prendeva cura di sua moglie, che non ricordava più di essere sposata. Ogni mattina la portava in quel bar dove si erano conosciuti 40 anni prima e le ordinava la sua colazione preferita, le mostrava le foto del loro matrimonio, dei loro figli e nipoti, sperando in qualche ricordo o miglioramento. L’ultima volta, quell’ombrellino a pois, le aveva fatto ricordare che in passato ne aveva uno identico, ed è così che i medici avevano incominciato una nuova terapia, nella speranza che potesse ricordare molte più cose.

Stefy fu commossa e domandò all’uomo perché non aveva detto alla donna di essere suo marito; lui le rispose: “Avrei potuto, ma per lei sarei comunque rimasto un estraneo, perché non ricorda niente della nostra vita insieme”.
“Stefy non riusciva a chiedere altro, e i suoi occhi trattenevano le lacrime”.
Poi l’uomo prese la busta con la colazione e prima di riprendere il suo bastone disse:
“Anche se lei non ricorda chi sono, non ricorda il nostro matrimonio, che ha due figli e 4 nipoti, io so chi è lei, e sono dieci anni che sto cercando di farla innamorare di nuovo di me!!!

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