Umanità, io ti odio

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di Laura De Santis

Il cielo ha corone di stelle stasera. Stelle grandi, come una polvere d’oro costellata di pepite sonanti. Il cielo è una coltre di morello disseminata di madreperle scintillanti. Ogni ricordo risuona come cristallo. È il cuore che parla la lingua oscura dei sentimenti. Brillante, morbida, odorosa, la mente si allontana e divaga in una poltrona rivestita di lana d’alpaca.

Che ne sanno gli sconosciuti intorno a me dei pensieri adorati che mi cullano nella mia serena indifferenza? Che ne sanno del morbido calore che mi riposa la mente? E invece, io devo sapere di loro, maledetti!

Lo squillo invadente di un cellulare, il colpo di tosse di un anziano, il chiacchiericcio querulo di una studentessa, le frasi dialettali di una sua compagna e poi, l’odore della frittata con le cipolle stipata fin dal primo mattino nella borsa e scartata, rivelando il panino che la custodisce, proprio sotto il mio naso che si arriccia e mi indispone. E poi, ecco il masticare lento e rumoroso di questa donna infelice che indossa leggings ingiusti sulle sue gambe tozze. La osservo di sottecchi. Rumina con lo sguardo smarrito stringendo il panino tra le mani. Le briciole scivolano come laghetti di acqua stagnante lungo la maglia di acrilico infeltrita che indossa. Cosa ne saprà lei dei pensieri ariosi che mi passano per la mente?

Un altro colpo di tosse poco più in là, l’aroma di una sigaretta in lontananza, lo stridio di due giovani combattivi e infine il pianto capriccioso di un bambino stanco. Perché devo subire tutte queste interferenze ai miei pensieri che vagano tra saloni incantati con tesori degni dell’Hermitage? Anche una donna che mi dice buonasera! Mi sembra troppo. Davvero troppo! I dolci pensieri si sciolgono come una fetta di Saint Honoré.

Umanità, io ti odio!

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