Tutta colpa del mare

Tempo di lettura: 1 Minuti

di Laura De Santis

Acqua, terra. Elementi primari che si fondono l’uno nell’altro. Il sole è sceso oltre l’orizzonte, la luna attende nel cielo che scurisce. Non so dire né il come né il quando. Non so se il tempo ha avuto responsabilità. Non so se il fresco della sera è stato coinvolto. Le conseguenze sono la sola certezza. Il lento brusio del mare ha coperto le parole e anche il mare è colpevole.

Se avessi ascoltato ognuna delle tue parole sarebbe stato lo stesso? Ti sei avvicinato e mi hai sussurrato qualcosa sul caldo o sul freddo. Ho sentito il rumore dei tuoi passi incerti sugli scogli e poi ho percepito il tuo odore, familiare e dimenticato, e mi sono voltata. Nella penombra nemmeno avevo  compreso chi fossi. Mi hai chiamata con il mio nome. E questo mi ha incuriosita.

Impercettibilmente ho cominciato a mostrare interesse per le tue parole che mi sono giunte a brandelli. Ho compreso il senso dei tuoi sorrisi come parlassi una lingua straniera. E ad un tratto mi hai teso la mano e ho compreso nitidamente le tue labbra scandire “Andiamo”. Ho sentito freddo sulle braccia nude e ho afferrato la tua mano. Ho creduto fossi un turista, uno sconosciuto o uno straniero.

Alle prime luci dei fari sul molo ho pensato di conoscerti da sempre, davanti al porto ho pensato di amarti. Mi hai sorriso e mi hai chiesto di mio padre e io mi sono stupita. Ti ho osservato meglio e ho riconosciuto nei tratti nascosti del tuo viso il ragazzino brufoloso che mi corteggiava quando avevo tredici anni. “Ti trovo bene”, mi sono affrettata a dirti. “Anche io”, mi hai risposto e guardandomi hai aggiunto: “ma io ti ho sempre trovata bene, non ci crederai ma mia moglie ti somiglia e all’inizio sugli scogli pensavo fosse lei. Non sai che piacere mi ha fatto rivederti”.

Rispondi