Scheggia 4 Ti scrivo, Luna

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Ti scrivo, Luna, per sorridere fra il silenzio delle stelle, della notte e dell’anima.
Ti scrivo perché tu possa asciugare le mie lacrime e piangere la mia paura.
Ti scrivo per scrivere, per parlare, per sfogare l’ansia ingiustificata di un infinito anno, di un infinito tempo.
Infinito anno, di un infinito tempo.

Le gocce d’ambrosia, vomitate dal cielo, hanno carezzato di chiaro nettare la mia pelle, mentre la musica giocava fra le mie orecchie, questa mattina.

Ora il silenzio si distende fra le mie membra, si stiracchia e rannicchia il mio sorriso nell’angolo più bui; e ossida e corrode il mio stomaco e le mie fragili mani, che non si stendono, che più non si stendono.

Ti scrivo, Luna, i miei segreti, che già conosci, di cui già sparli al tuo pensiero, di cui già ridi e ti crucci.
Pettegolezzi frantumati fra le onde delle steppe sono il canto della sera e la mia unica consolazione.

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