Primavera

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di Susan Moore
Primavera: stagione incerta, quindi comune. Non l’aveva mai amata. Non sapeva come vestirsi. Era già un problema.
Entrò sicura nel parallelepipedo fumoso.
Nuda, ascoltò l’acqua bollente cadere dall’alto. Bruciava, ma quasi non la sentiva.
Appoggiò i polsi al muro.
Fiumi d’acqua dall’alto, scorticavano la pelle.
Non era abbastanza.
Sentiva il rumore del suo passato scorrerle lungo i seni,
era solo un lavoro!
Era l’eco delle parole di sua madre, di suo padre, di suo marito… le sue.
Eppure ci aveva dato dentro
Sentiva l’acqua piovere intorno e lavare via tutto. Lavava via il suo sorriso, la sua gioventù. Prosciugava gli occhi, l’utero e la mente. S’installava, verme che mangia terra e la rende fetida e fertile, nella mente.
Si era era persa.
Era solo un lavoro… ci aveva scommesso la vita…
Sotto l’acqua passò il pensiero del nulla, che a nulla porta.
Sentì il rumore dei suoi polsi al muro: picchiava il tempo.
Silenzio
Solo acqua scrosciante.
Si abbandonò
Era primavera da poco, un’altra.

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