Passeranno altri treni, non preoccuparti

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di Laura De Santis
Lei appare più piccola di quanto non sia, cammina con piccoli passetti incerti e si guarda intorno con quell’aria svagata che hanno certe bambine impertinenti. Lui è un uomo massiccio e alto, troppo alto per darle il braccio. Lui frena il suo incedere naturale, per tentare di sostenerla.

Il treno è in arrivo, l’annuncio è già stato dato, bisogna sbrigarsi, fare in fretta. Lei non ce la fa. Davanti a tutta quella gente che spintona per salire, non ce la fa. Lui cerca di farle largo, di farla respirare, così piccola e minuta. Nessuno si accorge della coppia, nessuno fa un passo indietro. Tutti si accalcano contro le portiere aperte dei vagoni. La coppia è ancora lontana dalla banchina. Non riesce ad avanzare tra adolescenti che corrono e valigie pesanti che sembrano muoversi da sole.

Il capotreno annuncia la chiusura delle porte con il fischio prolungato. Sulla banchina non c’è più nessuno. Ci sono soltanto l’uomo massiccio e la piccolissima donna anziana. Il treno riparte senza voltarsi indietro. L’uomo sembra afflosciarsi su se stesso e diventare più piccolo, ma non abbastanza per la sua minuta compagna.

La sera rende la scena ancora più triste, c’è una sensazione di amarezza che si respira nell’aria. Quando tutto sembra avvolgersi in un mantello di oscura drammaticità, la piccola donna ride. Scoppia in una risata sonora, con la bocca aperta si notano i denti mancanti, a lei non importa e non importa nemmeno di aver perso il treno. “E adesso, come faremo?”, chiede sconsolato l’uomo. E lei con la serenità della sua vecchiaia risponde chiara: “Sono stanca, adesso potremo riposarci un po’ su quella panchina. Passeranno altri treni, non preoccuparti“.

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