Muhammad Alì ad Aquino

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di Tommaso Di Brango
«Tira! Colpiscigli il muso!»
«Faglielo vedere che siamo più forti noi a quell’americano!»
«Fa vedere che balla, fa vedere! Sbruffone!»
Era da un bel po’ che andavano avanti così. Papà amava il ciclismo, ma non disdegnava la boxe, soprattutto se c’era Muhammad Alì. Così, quella sera, eravamo andati al bar in piazza per vedere il match tra Alì, che per molti miei coetanei era già allora una leggenda, e Karl Mildenberger, un tedesco della Germania Est che aveva acceso gli entusiasmi dei comunisti di Aquino.
«Parla in continuazione, il labbro di Louisville!», disse uno di loro in tono canzonatorio.
«Karl fa la falsa guardia, la falsa guardia. Fateci attenzione: lo vedete come si mette quando l’americano gli si avvicina?», aggiunse un altro.
Io avevo sedici anni e non capivo perché tanto entusiasmo per Mildenberger e tanta avversione per Alì. Poi, crescendo, ho compreso che in quel bar, nella piazza di Aquino, in quella sera del settembre 1966, stava andando in scena un piccolo spaccato della Guerra Fredda, coi comunisti che erano più antiamericani che filosovietici, noialtri che eravamo più antisovietici che filoamericani e Mildenberger e Alì che rappresentavano, ciascuno a suo modo, il “meno peggio” per entrambi. Certo, però, che io e papà eravamo più silenziosi!
«Guarda là! Guarda là! Quell’americano è proprio…»
«Gli devi spaccare la mascella come fece Joe Fraser!»
Intanto quei due giganti se le suonavano di santa ragione in televisione. Mildenberger era già caduto a terra durante la quinta e l’ottava ripresa, ma si era ogni volta alzato all’istante e in più di un’occasione aveva messo in difficoltà Alì, che però si muoveva con gran rapidità e saltellava sul ring come se stesse danzando. D’un tratto, alla decima ripresa, il labbro di Louisville sferrò un destro che colpì il tedesco alla mascella. Per un attimo i due parvero immobilizzati in quella posizione. Poi, però Mildenberger cadde all’indietro come se avesse perso i sensi. I comunisti tacquero, a me scappò un piccolo sorriso.
L’incontro terminò due riprese più tardi per K.O. tecnico.

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