L’ultimo dell’anno

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È tutto pronto per festeggiare l’ultimo dell’anno. Hai preparato la legna secca per il camino, i bengala e qualche altra piccola fiaccolata per i bambini. Le signore si sono superate perché la tavola è imbandita come non mai. Piatti, sottopiatti, posate, bicchieri e tovaglioli, tutto intonato con i colori del Natale.

Ti giri di lato e guardi il presepe. I re Magi cominciano ad avanzare di posizione, sono diretti verso la grotta. Hanno tempo fino all’Epifania. Saranno stati i bambini a spostarli più avanti. Poi sorridi perché in tutti i presepi ce n’è sempre uno dei tre che risulta di difficile collocazione. È quello già inginocchiato, che se lo metti adesso è troppo presto, se lo togli c’è chi è pronto a farti notare che i re Magi sono tre e nel tuo presepe ce ne sono solo due.

Intanto la padrona di casa annuncia che sono pronti gli antipasti. Ma tu non inizi la cena senza prima aver ascoltato il messaggio del Presidente della Repubblica, messaggio che viene trasmesso a reti unificate. È più un rituale questo che un desiderio, perché le parole saranno quasi le stesse di sempre, le stesse di tutti gli altri presidenti. Da quelle parole dovrebbe uscire la speranza, ma è stato un anno difficile, come e più dell’anno precedente e come e più degli altri addietro. Povero Presidente, ti viene da pensare.

Avrà pure passato tutta la vita in mare, ma forse è arrivata anche per lui l’età in cui si sbarca, perché nel suo volto tu cogli i segni della vecchiaia e di una resa evidente mascherata in parte dal ruolo istituzionale. Non si sa se ci creda oppure no quando dice che gli anni non sono tutti uguali e che l’anno prossimo sarà diverso. Intanto ascolti, non sia mai che ti perda qualcosa di importante, non puoi dare la scusa alla sorte. Sarebbe come sperare di vincere alla lotteria senza acquistare alcun biglietto.

«Ce la faremo», proclama solenne il Presidente. E tu ti permetti di fare una battuta, perché tutto sommato sei con i tuoi cari, perché sei in festa. «Certo che ce la faremo», dici suscitando l’ilarità dei presenti, «a mangiarci tutto ciò che è sulla tavola». Di lì a poco, infatti, di tutto quel bendidio non resterà che qualche briciola.

Ma la serata è lunga, è tempo di bilanci. E mentre ravvivi il fuoco cerchi l’ispirazione. Fai zapping con il telecomando, una finestra sul mondo, per vedere come si divertono gli altri. Arrivano le immagini dalla Nuova Zelanda, tra le prime al mondo a brindare al nuovo anno. Poi ascolti una rapida carrellata delle tradizioni di un tempo. Anticamente in alcune zone si usava buttare la roba vecchia per fare posto alla nuova, si svuotavano interi granai. Basta ciò per trovare l’ispirazione che ti mancava, quella giusta.

Il tuo granaio è il cuore, senti l’esigenza di ripulirlo per far posto a nuovi pensieri. Tante persone si propongono di fare qualcosa di bello per l’anno che verrà, un avanzamento di carriera, la pubblicazione di un libro, l’acquisto di un’auto nuova, e così via. Non c’è niente di male, e tu lo sai. Perché tu sei sempre stato tra questi. L’uomo è nato per progredire e il progresso passa anche attraverso tali soddisfazioni. Però senti che ti manca qualcosa, c’è qualche centimetro di spazio nel tuo cuore che ha bisogno di essere occupato da qualcosa di più importante.

È tempo di bilanci, come hai pensato prima, ma di bilanci veri. E allora ti chiedi quanto bene hai fatto nel corso dell’anno, di quante maldicenze ti sei reso partecipe. E quanti sorrisi hai donato. Poi però sei costretto a porre fine alle domande, ti devi fermare perché non è giusto trasformare in disfatta una serata così bella e importante. Perché puoi sempre rimboccarti le maniche, perché c’è lei, l’amore della tua vita, perché ci sono i tuoi figli, perché ci sono gli altri tuoi cari, quelli rimasti. Idealmente abbracci gli amici alle prese con il loro cenone, e li vorresti tutti con te. Poi finalmente alzi il calice, fai un bel brindisi, al momento giusto. Perché sei fortunato, perché la base da cui partire è un sussulto.

E mentre nel cielo freddo e terso i fuochi d’artificio illuminano a giorno la vallata, tu cogli l’attimo. Ti rendi conto che la vita è racchiusa in una manciata di secondi. Forse ha ragione il Presidente, non tutti gli anni sono uguali. Ci sono quelli in cui capisci la differenza che passa tra la mezzanotte e la mezzanotte e un minuto.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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