Lettera

pugno
pugno
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Bene, ci ho pensato circa per una o due settimane e, ora, ho qualcosa da dire anche io.
Ho qualcosa da dire a te che leggi, perché non ho fatto quello che avrei dovuto fare al tempo quando, oltre ad amarti, avevo giurato, più a me stessa che a te, che saremmo stati amici.
Me lo dicono in molti e ne sono convinta anche io: ho una concezione sbilanciata dell’amicizia e questa funziona come un codice militare e tu dovresti saperlo bene. Conosci il mio essere rigida e sai che piuttosto che piegarmi mi spezzo e entro nelle carni come lamiera ghiacciata, dovresti saperlo: riconoscere una sconfitta mi costa un prezzo di sangue in cui lascio la pelle che ho dovuto mutare.
Negli ultimi giorni mi sono ritrovata a pensare che il processo della Brexit abbia fatto meglio a me che all’Inghilterra. Ci sono cose da cui è doveroso staccarsi, soprattutto se diventano deleterie.
Ho maturato questo pensiero mentre rispondevo ai tuoi messaggi e sono convinta che ci fosse un momento in cui dovevamo dirci delle cose che non ci siamo detti e sono rimaste sospese nell’aria per tanti anni. Ci sono piovute addosso come in primavera e come una pioggia acida che ti corrode la pelle.
Ne porto ancora le cicatrici, avresti dovuto accorgertene.

Invece, come spesso è accaduto tra di noi, hai avuto la testa da un’altra parte.
Non ti biasimo ora, eravamo bambini non ancora adulti.

Io ero un guerriero che voleva essere la tua principessa e tu un guerriero che, per me, è stato più un drago che un protettore. Questa è la verità, da parte mia non ci sono rimpianti. Avrei dovuto parlare in quella terra lontana ma il momento era, ogni giorno, quello sbagliato.
Devo aver parlato comunque in qualche modo perché se ne erano accorti tutti, tranne te che eri quello che bussava alla porta per dormire nella mia stanza anche a prezzo di dover dividere l’aria con altre persone.

Avrei dovuto parlare e non l’ho fatto, questa è stata la mia colpa.
Ho avuto altri momenti ma i tuoi segnali erano inconfondibili, ricordo che parlavi della tua ragazza e affermavi che non l’avresti mai tradita.
Ho sentito, ho ascoltato e ho lasciato stare; mi sono accartocciata come un foglio tra le fiamme e ho taciuto, non avrei potuto fare diversamente.
Tutti se ne erano accorti, tranne te che mi volevi bene.

E questo è stato solo l’inizio. La scuola è stata l’origine, l’unico ambiente dove ero io a poter decidere, tra i libri ero la più brava e lo sapevo bene. Forse pensavo di poterti dominare a scuola, tu che continuavi a sfuggirmi intenzionalmente fuori da quelle mura in cui io ero quella che ti aiutava in qualsiasi cosa.
Ero davvero sciocca e giovane: ti guardavo e pensavo che mi avresti salvata, ti guardavo e pensavo di salvare te.
Lo pensavo solo io, anche di questo non abbiamo mai parlato perché per me era una spina nel cuore e tu non sembravi intenzionato a rimuoverla.
Ho detto che non ti biasimo ed è vero. Sento solo la necessità di rispondere alla tua esigenza di ripetermi che mi rimpiangi.
Tu ricordi che ci volevamo a vicenda, che non fosse solo una questione marginale e che forse, ad oggi, avremmo potuto essere una coppia.
Forse, o forse no.
Lo so che saresti arrivato a mentirmi, lo hai fatto anche con colei che affermavi di non voler tradire, lo avresti fatto e io mi sarei arrabbiata e ti avrei cancellato dal mio mondo: sai bene che lo avrei fatto.
Alla lotta per il mio cuore, lo sai bene, o si vince oppure si muore. È questo che abbiamo evitato?
Non volevi essere bandito?
C’è stata la notte in cui quello che non ci siamo confessati è venuto a galla. Se non ci fossero stati gli altri, con ogni probabilità, saremmo arrivati a diventare un’unica essenza anche se solo per pochi minuti.
Strano vero che, anche in quel momento, io ho creduto tu fossi ubriaco? Tutte le volte in cui ti lasciavi andare con me c’era qualcosa ad aiutarti e, mio malgrado, non era la mia presenza a farlo.
Me ne sono accorta anni dopo e ho sofferto quando me ne sono resa conto. Credevo di conoscerti, volevo credere che, prima o poi, saresti venuto da me, da sobrio e lucido, e mi avresti detto di aver capito. Ci ho sperato per anni, come al solito io e te abbiamo sbagliato il momento.
Come quando eravamo lontani.
Tu ricordi che stavamo bene insieme, io ricordo che stavamo bene quando mi degnavi di attenzione.
Quanti sono i messaggi a cui non hai risposto?
Quante sono le telefonate che mi hai rifiutato?
Quante volte mi hai lasciato da sola ad aspettarti?
Io ricordo un parcheggio, di notte, e che tu non eri ancora arrivato.
Sei arrivato due ore dopo per stare con me venti minuti.
Ti arrabbiavi quando ti parlavo dei ragazzi che frequentavo, fingevi che non ti interessasse ma capivo che ti desse fastidio, i tuoi occhi mentono peggio di te. Qualcuno di loro mi ha trattata male ma tu non eri diverso da loro. L’unica differenza è che io volevo te mentre non sapevo cosa tu volessi da me.
Ad un certo punto il tempo dei giochi è finito e io sono partita.
Stavo fuggendo, anche questo lo sai bene.
Avrei voluto chiederti di fermarmi ma non l’ho fatto. Non era giusto per te e non lo era per la mia anima, non sarei rimasta perché stavo tropo male e alla lunga ti avrei odiato. Avrei voluto chiederti di seguirmi ma ero certa che non lo avresti fatto, in quale modo potevamo diventare una coppia?
Durante gli anni di università abbiamo avuto dei lunghi periodi di silenzio, quando tornavi a scrivermi eri un tormento: volevo stare con te ma non eri mai del tutto lucido quando lo facevi e non mi sentivo al sicuro.
Avevo fatto tanto per non sentirmi soffocare tutte le mattine, avevo messo dei chilometri tra me e i ricordi: non volevo stare male, non volevo essere sola e non volevo essere costretta a sentirmi in pericolo tutte le volte. Sai anche questo nel tuo profondo: per la maggior parte del tempo non potevo essere me perché non volevo piangere.
Nonostante tutto ci ho provato, sono venuta da te tutte le volte che ho potuto e ogni singola occasione si è trasformata in una roulette russa.
Non volevo rinunciare a te, mi ci hai costretta tu.
Ti ho mandato dei messaggi in un pomeriggio in cui ero seduta sul divano, ti ho chiesto un motivo, ti ricordi?
Ti ho chiesto il motivo per cui, ogni volta, che ci vedevamo non riuscivamo a rimanerci lontani. Ti ho chiesto di rifletterci e di dirmi se ci fosse o meno una possibilità di provare a vedere cos’altro ci fosse, rimembri?
Vorrei anche che riportassi alla mente quale risposta contenesse il tuo messaggio. Mi hai detto tu di cercare qualcuno che mi volesse bene e fosse per me tutto quello che volevo.
Sei stato la causa della mia perdita, hai fatto l’errore di ricordarmi che so decidere da sola che svolta deve prendere la mia vita. Sai cosa? Grazie per avermelo ricordato.
Dopo mesi avevi capito di aver sbagliato, volevi starmi vicino e, se mi ricordo bene, mi hai detto di nutrire dei sentimenti per me.
Hai aspettato troppo.
Quando mi hai detto di trovare qualcuno, ho deciso cosa avrei dovuto cercare e l’ho fatto nel luogo più impensato: dove non avevo mai guardato prima e la mia vita è rinata.
Non mi sento più davvero spaventata da anni ormai, ho sempre sotto controllo la mia vita e mi sento libera di esprimere me stessa: non era questo che volevi per me?
Non è un dono che io, non senza difficoltà, lo abbia ottenuto?
È inutile pensare a cosa non è stato, il destino è una cosa meravigliosa ed è andata come avrebbe sempre dovuto andare.
Io sono felice, l’unica cosa che dovresti fare è esserne contento.
Quello che tu rimpiangi non esiste più, quella persona ha varcato un confine che si chiama crescita e dovresti farlo anche tu.
Devi smettere di scappare da quello che desideri, è un gioco al massacro il tuo.
Ti ripeto: ero una bambina mentre ora sono una donna, posso aver avuto le idee confuse da giovane ma non ora e non sono fatta di creta o di malleabile lamiera ma di acciaio temprato e non costringermi a tagliare quel filo sottile che mi ricorda che tutte le persone della mia vita hanno contato qualcosa.
Perché la verità è tutta qui: io merito di essere felice ed è quello che ho fatto.
Ho trovato una strada, l’ho intrapresa e me ne sono presa la responsabilità e non devo più rassicurare le paure di nessuno. Non ho più bisogno di essere notata perché l’unica attenzione di cui ho bisogno è la mia, ci penso io a me stessa e ringrazio di aver dato retta al tuo unico consiglio lucido.

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