Lasciatemi andare

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Aveva lottato, e sì che aveva lottato. Aveva sopportato vari interventi chirurgici, tutte le cure, tutte le terapie.

Non voleva mollare, darsi per vinta. Non era da lei. Lo faceva per lei, lo faceva per i suoi cari che non avrebbero accettato che lei si lasciasse andare, che li abbandonasse.

Ma ora sapeva che non c’era più niente da fare. Ed era stanca, tanto stanca.

Quei lunghi mesi tutte le sue energie, i suoi pensieri, le sue azioni, erano dedicati alla cura, o meglio, a quell’estremo tentativo. Ne valeva la pena?

Sì, certo, valeva sempre la pena lottare quando c’era anche una piccola speranza. Ma ora basta.

  1. Non sapeva quanto tempo le restasse. E chi lo sapeva, mai? E quel tempo, allora, lo voleva per ricordarsi della vita.

Voleva tornare ad ascoltare musica, chissà forse ballare, come faceva una volta, anche da sola, in giro per la stanza.

Voleva ricordare tutte le cose, le persone che amava, che aveva amato. Le altre no, non c’era tempo da sprecare.

Voleva ancora sentirsi, anche solo per un momento, felice. Guardando un tramonto sul mare, aspirando il profumo dell’erba, della terra dopo la pioggia.

Parlando con gli amici, anche se le parole le uscivano a stento, si stavano spegnendo, ma gli amici avrebbero compreso.

Leggendo i versi che sempre l’avevano accompagnata, copiando o scrivendo forse qualcosa che potesse consolare i suoi figli, lasciando loro il suo amore per la vita, chiedendogli perdono per non avercela fatta.

Non c’erano conti, bilanci da fare. Tanto, a che servivano? C’era quel dolore sottile, quel dispiacere… ma anche quello, solo un attimo.

Voleva, sperava di esserci quando se ne sarebbe andata. E poi, scivolar via. Dove? Che importa. Sentiva che c’era, che c’era stata.

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