La raccolta delle olive

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Vari sono i modi per rendere omaggio alla nostra terra.

In questo periodo la raccolta delle olive li rappresenta tutti. Lo sa bene Valio che dai buoni propositi degli anni addietro è passato ai fatti. Si è attrezzato con tende, scale, cesti rigorosamente in vimini come da tradizione, uncini, scuotitori, abbigliamento da contadino e buona volontà.

Ha preso qualche giorno di ferie e ha convinto moglie e figli che fosse giunto il momento di giustificare l’occupazione di quel suolo appartenuto ad avi capaci di ricavare il pane dalle pietre. Non che si senta pronto e preparato, conta sull’intuito e sul ricordo di bambino, di quando prendeva il suo cestello e pensando di non essere visto lo riempiva di olive rubacchiate dai cesti colmi degli adulti.

Altri tempi, altre olive; non ne mancava alcuna. A volte si raccoglievano anche dopo Natale, per terra, mezze fradicie e, si lavorava per la quantità. Ora è cambiato il sistema, le olive non si raccolgono più, si colgono; sugli alberi, possibilmente ancora verdi, le olive. C’è chi dice che siano più buone, chi la pensa ancora all’antica. Valio vuole essere moderno. Mette da parte i pensieri e con l’aiuto di moglie e figli sistema le tende. Sale sull’albero e comincia a far cadere i preziosi frutti. Dopo un po’ ai suoi piedi si piazzano gli altri componenti della famiglia; gatti, gattini e cagnolino pensano che il tutto sia stato organizzato per il loro puro divertimento; si rotolano sulle reti, nascondono gli attrezzi e danno vita a lotte fratricide che coinvolgono anche i ragazzi già smaniosi di tagliare la corda.

Il sole scolpisce gli ulivi d’argento che brillano mossi da una leggera brezza; con gli occhi lucidi tra le fronde piene Valio scorge nuvole che si divertono a disegnare strane traiettorie. Per un attimo gli sembra di vedere la faccia del nonno che approva sorridendo.

Dei rami gli graffiano le braccia, ma è un dolore che sa di carezze. Di tanto in tanto alcuni passano per le terre limitrofe, altri lavorano alla loro raccolta. Il suono della motosega diventa familiare. Gli uccelli cantano senza soluzione di continuità, le lucertole rivendicano il loro spazio. Nell’aria si sente ancora l’odore della vendemmia appena ultimata. La collina è lussureggiante. È la Madre Terra. Valio è raggiante. Di tanto in tanto sposta la scala per meglio posizionarsi. Il tempo scorre veloce, gli altri cominciano a riempire qualche cassetta. Sente addosso l’odore buono della campagna e la viscosità dell’olio che rende saporita l’aria attorno. A fine serata è stanco ma felice. Ha le foglie nelle orecchie e le olive nei calzini. Quattro cassette piene; sa che l’indomani il frantoio gli comunicherà quanta ricchezza è stato capace di produrre insieme ai suoi cari. Pazienza se ancora non sa che differenza passa tra la molitura a caldo e quella a freddo, tra leccino e moraiolo, o tra vergine ed extravergine. Quello che sa per certo è che presto gusterà la bruschetta con l’olio buono, quello dei suoi nonni.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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