Il mio amore ballerino

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di Gabriele Langiano

Cos’è mai la pioggia se non una lacrima, prima del tuo ancestrale sorriso? Riflette nel tuo viso il sogno degli afflitti; desiderosi della beatitudine celeste. Fautore del creato, quanto mi grava riconoscere il tuo pennello nel magnifico affresco della vita, ove riecheggia in simili contesti. Meraviglia di un gigante amore, lame apocalittiche dell’odio; chinatevi di fronte i suoi occhi sfavillanti.

Gambe sognatrici, danzanti, snelle; che si agitano con trepidazione in una fragorosa danza. Viso candido e puro, altisonante e sincero sorriso. Modesto di un amore sferzato; rugiada stonata dell’ebbrezza della mattina d’estate, promessa d’amore; scritto prezioso di papiro rilegato del miglior ornamento.

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