Il linguaggio di Gaia

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C’è chi la chiama Gaia, chi Madre Natura e in molti  parlano e interagiscono con Lei.

Da tempi antichi il suo mutare l’atmosfera è interpretabile; nella sua generosità annuncia e avverte le persone.

Qual è il linguaggio di Gaia? E’ molto facile conoscerlo, basta affidarsi a detti, usi e tradizioni tramandate dai nostri nonni. Infatti, i nostri avi osservando i mutamenti climatici e il comportamento di alcuni animali riuscivano a presagire gli eventi.

Ma Gaia cosa ci dice nel corso dell’anno? Partiamo dalla cosa più bella; Madre Natura invita spesso a osservare la Luna, indicandoci quando arriverà una nuova vita. Questo avviene in modo molto semplice, la Luna e la donna hanno un ciclo vitale di ventotto giorni, quindi una futura mamma deve attendere nove lune e nel momento in cui ci sarà il novilunio, avverrà la nascita.

Un altro modo di comunicare è il nitrito dei cavalli al pascolo in montagna, i pastori sostengono che nei giorni d’estate  se questi animali sono silenziosi, significa presagio d’incendio in arrivo.

Ma non finisce qui, la natura è chiacchierona. Attraverso i GIORNI DELLA MERLA (29, 30 e 31 Gennaio) ci dice come sarà la primavera, se sono freddi, sarà bella mentre se sono caldi, arriverà tardi. Nel giorno della CANDELORA (2 Febbraio) in base alla presenza o meno della pioggia ci dice se siamo fuori dall’inverno o ancora dentro. Per non parlare della CINQUINA (i primi cinque giorni di Aprile), se piove in questi giorni poi, lo farà per quaranta giorni.

Nella sua generosità Gaia, soprattutto in passato, aiuta il contadino a capire come sarà l’anno venturo, invitandoli a osservare il tempo dal 13 Dicembre al 6 Gennaio nelle cosiddette CALENDE. Ogni giorno rappresenta i primi 15 giorni del mese, il 13 è Gennaio si arriva al 25 Dicembre che non si calcola e il 26 si ricomincia con gli altri 15 giorni del mese ma è partendo al contrario cioè da Dicembre.

Mi spiace non poter spiegare meglio ma ogni anziano ha il suo metodo, sono sicura però che Madre Natura ci voglia bene; impariamo anche noi ad amarla e rispettarla.

Antonella Branca

Sono nata qualche annetto fa, cresciuta in un piccolo paese ricco di storia e tradizioni, a pochi passi dal mare, dove tuttora fuggo appena possibile. Ho frequentato la biblioteca del mio paese e sono cresciuta con lei, nel 2004 insieme con alcuni compaesani abbiamo fondato un’associazione culturale e creato un piccolo giornale a diffusione gratuita dal titolo “Sciuccaglie”. Sempre in quell’anno con un gruppo di amiche ci siamo occupate del nascente Museo della Pietra e siamo state formate per essere guide turistiche. Appassionata di seggi elettorali e politica, nel 2005 ho svolto un percorso universitario per l’accesso delle donne in politica e nelle istituzioni; lì mi sono innamorata della storia delle donne e della condizione femminile. Ho partecipato, dietro le quinte, a un progetto sulla guerra e le violenze di quel tempo. Nel 2010 ho creato un blog tutto mio, dove raccontare di viaggi nelle tradizioni popolari, nelle ricette italiane e della cucina povera. Ho scritto storie d'amore e di amicizia, e altro ancora. Scherzosamente mi definisco un po' giornalista, un po' food blogger, un po' storica. Ma sognatrice, romantica e solare; schietta, diretta e determinata.  Cerco di trasmettere i sentimenti che catturo nel mio vivere quotidiano, spesso con ironia dico: "Sono una scrittrice, qualsiasi cosa tu dica o faccia può essere utilizzata in una storia". Ho partecipato alla prima edizione del premio letterario “Veroli Alta”, con il testo C’era una volta il paese di pietra, nel 2013 e sempre in quell’anno ho scritto il mio libro auto-prodotto, non in vendita perché è la mia bomboniera di nozze; dal titolo “IL SAPORE DEI RICORDI”. Ho collaborato con varie realtà e dal 2016 con immenso piacere scrivo per voi di tantestorie.it.

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