I secoli

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di Paola Lombardi

Dicono che siamo ventuno, ma noi sappiamo di essere molti di più. Alcuni di noi si sono ritirati a vita privata, hanno scelto di isolarsi oppure di viaggiare. Qualcuno parla una lingua molto arcaica e quindi non riesce a comunicare con tutti gli altri.

Poi, ci sono i fratelli antichi che indossano toghe e pepli. Tra loro ci sono gli architetti delle piramidi e delle ziqqurat.  Ci sono i fratelli esploratori e quelli filosofi, ci sono i musicisti e gli inventori e ci sono gli antesignani insieme ai militari. E poi ci siamo noi, i fratelli più giovani.

Siamo ventuno per ora e siamo tutti abbastanza felici di quello che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere. Certo i più anziani di noi hanno un aspetto magnificente ma stanco, poi ci sono i successori a volte laceri e sporchi, quasi ciechi per il troppo buio in cui hanno vissuto. C’è Quindicesimo così luminoso e forte, capace di grandi slanci e così ricco di arte, così brillante e così sorprendente. Diciassettesimo è sempre stato un po’ ridondante. Quando cammina si sente tutto il tintinnio dei suoi bracciali d’oro e poi appena può mostra le miniature della sua creatura più amata: la reggia di Versailles. Diciottesimo fa un po’ paura, invece, porta con sé l’eco di battaglie di strada e di assalti. Diciottesimo è un rivoluzionario e un guerrafondaio. Diciannovesimo è sempre stato un grande studioso e Ventesimo è pieno di contraddizioni. In alcuni momenti svela un volto carico di orrore e in altri una gioia di vivere assoluta con tutte le sue innovazioni e la capacità di pensare il futuro.

E poi ci sono io Ventunesimo. Di me si dicono tante cose che sono futile, un po’ fragile, un po’ caciarone, ma io non credo di esserlo. Ma sono troppo giovane, sono appena nato ce ne vorrà prima che di me si possa dire qualcosa di più preciso. Sto cercando di crescere. A me piacerebbe somigliare ad uno dei miei primi fratelli, come Secondo e avere dei figli come i suoi: Adriano e Marco Aurelio per esempio.

Oppure, vorrei somigliare a Quattordicesimo che ha allevato Caterina da Siena, Francesco Petrarca e Dante Alighieri.

Quando ci riuniamo tutti di famiglia a volte si litiga. Io non litigo mai con nessuno perché non sono ancora abbastanza maturo per discutere approfonditamente con i miei fratelli, ma tutti insieme stiamo proprio bene.

Ognuno racconta qualche aneddoto e qualche storia particolare che ha vissuto in prima persona e poi si fanno i paragoni. Spero di crescere bene e di non fare cose tristi come è successo ad altri miei fratelli che hanno ancora gli abiti insanguinati.

Chissà magari io potrei diventare il migliore, il più felice di tutti. Staremo a vedere, io ci spero, finora i miei sono stati errori di inesperienza, o almeno, questo è quello che voglio sperare.

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