Emanuel e la musica

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La musica era semplicemente un rifugio, per me.

Avevo iniziato a studiare pianoforte quando avevo solo 3 anni e non mi ero più fermato. Crescendo avevo deciso anche di padroneggiare altri strumenti e la ricerca di nuove melodie e sperimentazioni era ciò che dava un senso alla mia esistenza. Ero sempre stato introverso e taciturno e facevo tendenzialmente fatica a vivere nel mondo reale e di conseguenza cercavo continuamente un modo per evadere e trovare una dimensione in cui mi sentissi adeguato. Non amavo stare in mezzo alla gente, questo mi metteva un’ansia inenarrabile e mi faceva sentire smarrito e insicuro ancor più di quanto non lo fossi già, quando suonavo invece, tutto questo spariva e sembravo quasi una persona normale.

I miei genitori non sopportavano questa mia passione e facevano di tutto per ostacolarla, “La musica ti deconcentra, non va affatto bene”- ripeteva mia madre allo sfinimento e mio padre rincarava la dose, “se continui così non sarai mai laureato”.

In fin dei conti, come dar loro torto? non avevo affatto senso pratico, diventavo malinconico e intrattabile spesso, fragile vittima dei miei sbalzi d’umore. La scelta dell’università era stata presa per autoconvincermi che sarei stato capace, (forse con il passare del tempo, chissà), un ragazzo pragmatico e ambizioso, un po’ come tanti di questi tempi, ragion per cui la facoltà di economia, credevo mi aiutasse in questo nuovo ruolo. Tuttavia, non ero mai riuscito ad inserirmi del tutto in questa vita su misura (o forse dovrei chiamarla gabbia dorata), che io stesso avevo costruito per me stesso. Studiavo diritto commerciale, economia politica, matematica finanziaria.. ma appena potevo, tornavo a suonare e per me era come prendere aria, dopo mesi di apnea. Gli esami li affrontavo come per inerzia ma in tutta onestà, anche quando non andavano bene, era come non mi comportasse, perché non era la vita che avevo scelto, non era la mia vocazione. Ciò  che era peggio, era la totale impossibilità di sfogarmi con qualcuno circa il fallimento della mia esistenza.

I giorni trascorrevano inesorabili, io ero infelice. Le persone intorno a me crescevano, si laureavano, qualcuno si fidanzata e spostava, ognuno aveva un progetto di vita e lo aveva realizzato o era in procinto di farlo.. tutti quanti, tranne me, Emanuel Verdone, ventiquattro anni, nessun amico autentico, pochi rapporti umani e una devastante sensazione di vivere per caso.

Fu in uno di quei giorni terribilmente vuoti che mi decisi : avrei aperto un canale Youtube, tutto mio in cui dare sfogo alla mia creatività musicale e chissà, magari la mia vita avrebbe avuto senso (detta così,  sembra l’inizio di un film di Hollywood), ma in realtà volevo sentirmi capace di fare qualcosa di positivo. Così  iniziai a postare mie creazioni, passavo dal folk noir all’indie folk e con la musica cercando di andare oltre, di ricercare sonorità che ricordassero molto la congiunzione che si poteva creare tra la mia amata terra, la Sicilia e la Svezia, terra di cui ero follemente innamorato fin da bambino. Senza che me ne rendessi conto, il canale iniziò ad essere apprezzato sempre più, finché un mercoledì di marzo, ricevetti una chiamata inaspettata.

“Ciao, sei veramente un musicista in gamba, davvero versatile, mi chiedevo se ti interessasse far parte di una band folk, ti lascio qualche giorno per rifletterci, io sono Marco e sono il leader dei Traurig Nacht”. Rimuginai sulla proposta, qualche ora probabilmente, dopo di ciò, richiamami Marco e decisi di accettare la proposta. Mi aspettavano il lunedì seguente alle prove.

Nel corso della settimana, provai continuamente tutti i brani che avevo composto e nel week-end, non pensavo ad altro che a questo appuntamento. Finalmente  lunedì  alle 21 In punto, mi trovavo trepidante ad attendere davanti alla sala prove che mi avevano indicato. Finalmente dopo un’attesa che personalmente mi era sembrata lunghissima, un ragazzo alto e piuttosto esile, si diresse nella mia direzione a passo spedito: ”Ciao, sei Emanuel, vero?”- incredulo risposi di sì e qualche minuto dopo, iniziai ad essere il loro chitarrista.

Le giornate si susseguivano, sempre uguali ma portavano in serbo tanti progetti (festival vari ed eventi) ed emozioni sempre nuove, i Traurig Nacht erano diventati un vero e proprio riferimento nazionale all’interno della musica indie e mi sentivo realizzato, poco importava se non dormissi quasi più o se ci spostavano ormai ogni giorno, senza distinguere la notte e il giorno. La mia vita era piena.

In uno di quei giorni di euforia, poco prima di una serata a Firenze, comparve la nemica di sempre, quella che ingenuamente credevo di aver debellato, la depressione e immediatamente riprovai quella profonda disperazione  che in quei due mesi credevo erroneamente di aver perduto. Non sapevo come avrei fatto ma ero certo che avrei dovuto trovare una soluzione rapida al mio problema.

Un anno dopo

La musica è ancora la mia vita, anche se adesso sono semplicemente un insegnante di musica che vive a Dublino. La mia nemica di sempre non è stata sconfitta (tuttora sono seguito da uno specialista), ma ho realizzato che è grazie a lei se riesco ad immergermi così tanto nell’arte e a cogliere nelle mie composizioni molti sentimenti dell’animo umano e provare a rappresentarli.

La mia terra amata, la Sicilia, mi manca spesso ma riesco a ritornarci quando la nostalgia aumenta a dismisura, ma allo stesso tempo quando sono lì è come se qualcosa mi mancasse, come se nuovamente mi sentissi incompleto e devo fare ritorno nella mia casetta immersa nel verde in Irlanda e trovare la mia pace.

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