Al corso prematrimoniale

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Miciotopo e Stellina decisero di sposarsi in chiesa. Si iscrissero al corso prematrimoniale, che frequentarono insieme ad altre coppie.

Si trattò di un cammino spirituale gestito da guide pastorali, ginecologi, psicologi, avvocati e alcune coppie più esperte. Durante gli incontri gli educatori approfondirono alcuni argomenti comuni a tutti i corsi prematrimoniali, come la procreazione e i metodi anticoncezionali naturali, l’aspetto legale che interessa la coppia, come non stravolgere l’equilibrio della stessa nel caso arrivasse la cicogna, come andare d’accordo con il passare degli anni, eccetera eccetera eccetera. Tutto ciò tenendo sempre come riferimento i dettami del Vangelo.

Tra l’altro Miciotopo e Stellina ebbero conferma che il matrimonio era una cosa seria e che le decisioni non dovevano essere prese alla leggera. In tal caso ci sarebbe stato il concreto rischio di farsi male, di rimetterci le penne.

L’ultima sera, a conclusione del corso, uno dei relatori prese a passeggiare in mezzo agli aspiranti sposi che attendevano, seduti e impazienti, il “rompete le righe”. Cominciò a chiedere, scegliendo a caso, le motivazioni che spingevano le coppie a compiere tale passo così importante. Alcuni farfugliarono qualcosa, altri fecero scena muta. Ma non Miciotopo e Stellina. «Mi sposo per coronare il mio sogno d’amore», rispose lei riscuotendo immediato consenso. «Mi sposo per dare un senso alla mia vita e a chi mi sta intorno», proclamò lui che non vedeva l’ora di dire la sua. «Bene ragazzi!», disse il relatore al settimo cielo.

Poi si avviò deciso verso il fondo della sala mentre gli astanti si facevano piccoli piccoli per salvarsi dall’interrogatorio. E ci riuscirono, escluso la coppia che sedeva negli ultimi banchi, verso la quale la sorte non fu altrettanto benevola.

Ciro, di chiare origini napoletane, era stato irrequieto per tutta la durata dell’incontro. Era stato irrequieto non perché fosse napoletano, lo sarebbe stato pure se fosse stato originario della Valtellina o di qualunque altra zona.
«E tu?», gli chiese il relatore.

«Io? Io song Ciro», rispose Ciro.

«Lo so che sei Ciro. Ti va di dirci perché hai intrapreso questo cammino?»

«E pecchè sènnò aggia tirarè na’ bottà in front a chesta!», rispose lui indicando la fidanzata.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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