Il 16 gennaio 1969 il sacrificio di Jan Palach, in piazza Venceslao a Praga il monumento che lo ricorda

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I turisti affollano la piazza, i passanti si muovono in fretta. Praga è anche questo, una città contemporanea sospesa tra i suoi tanti, dolorosi, passati e un presente che parla già di futuro. Praga è una città turistica, tutti arrivano nel cuore tormentato d’Europa alla ricerca di un’immagine misteriosa, di un souvenir emozionale, di un tocco di romanticismo.  Piazza Venceslao è immensa, percorrerla significa salire, muoversi verso l’alto, verso il monumento equestre al re santo e verso l’imponente palazzo del Museo Nazionale.

In pochi si accorgono, arrivando ai piedi della scalinata di Muzeum di calpestare un frammento della storia tormentata di questo Paese. è qui che è stato collocato un monumento che non ha niente di celebrativo, niente di eroico, niente di commemorativo. Riemerge appena dal suolo, dalle maglie dei sanpietrini per ricordare che qui è avvenuto qualcosa di terribile. Una croce di bronzo sembra affiorare dal terreno collegando due cumuli appena distinguibili. Il bronzo della scultura appare come un legno fossilizzato dal fuoco. La memoria si riaccende, quella memoria collettiva che dovrebbe appartenere a tutti ed essere riconosciuta da tutti.

In questo luogo, in questa città, in questo punto preciso, in questa piazza così simbolica, il 16 gennaio 1969 uno studente di appena vent’anni si è trasformato volontariamente in una torcia umana. Il ragazzo si chiamava Jan Palach e la sua storia ha superato cortine e confini. Il monumento di piazza Venceslao è dedicato al suo sacrificio e a quello di Jan Zajic. E’ stato inaugurato il 16 gennaio del 2000 e non è un monumento fatto per le commemorazioni, è un simbolo che affiora dal terreno, è un frammento, ricorda qualcosa: “L’uomo ha il dovere di lottare contro il male che sente di poter affrontare”.

Paola Caramadre

Giornalista, autrice e lettrice onnivora e curiosa. Promotrice culturale, 'regista dei libri' e cofondatrice di Tantestorie.it

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