L’arte del presepe

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di Antonio Nardelli e Paola Caramadre

Luminarie accese, addobbi colorati, regali, strenne, decorazioni e quell’aria frizzante, quell’aria fredda di dicembre. E’ il Natale. E’ quel momento in cui tutti corrono per poi fermarsi ad aspettare qualcosa di miracoloso, è quel giorno in cui tutti si soffermano in saluti e sorrisi. Scambiarsi gli auguri, ricordarsi di parenti e amici anche di quelli più lontani. Sono i giorni in cui verrebbe voglia di mettere da parte incomprensioni, litigi, rotture.

L’atmosfera del Natale è fatta di tante cose diverse, di colori, luci, sapori, di cibi, di dolci, di brindisi, di calici tintinnanti anche quando sono di carta, di saluti, di incontri e rincontri, di abbracci e di tavole imbandite.

Ma soprattutto il Natale è il tempo dell’artigianato. Dell’artigianato culinario e dell’artigianato artistico dei presepi. Cosa sarebbe il Natale senza il presepe? Ma che cos’è il presepe? Una ricostruzione fedele e filologicamente corretta del passo dei Vangeli? Assolutamente no. Il presepe è quello che c’è nel cuore del maestro presepista, è quello che si nasconde nell’anima di chi lo realizza, la natività è in una grotta, in un paese, in una piazza, in una città araba, in una città distrutta dal terremoto.

La natività è ovunque, ovunque si voglia accendere una luce di speranza, ovunque si voglia credere in un domani migliore, ovunque si desideri riportare l’armonia perduta. Ne sanno qualcosa gli allievi di Bruno Di Placido che, oltre ad essere un bravo autore, è anche un maestro presepista.

Il lavoro di mesi è stato esposto presso la sede Vds di Sant’Antonino a Cassino. Ogni presepe, anche quello incompiuto o appena abbozzato, è stato esposto con la propria storia da raccontare che, a volte, è una storia con un inizio e una fine, e, a volte, è soltanto una promessa di quello che sarà.

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