Il caffè sospeso

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di Paola Lombardi

Si può essere riconoscenti verso uno sconosciuto? Certo che sì.

Pensate a quando cercate parcheggio al supermercato nell’ora di punta e sta piovendo e proprio quando pensate di rinunciare, notate i fanali posteriori accesi di una utilitaria che sta per fare retromarcia e lasciarvi il posto davanti l’ingresso. Oppure quando fate tardi al lavoro, avete a casa il frigo vuoto e vostra sorella vi invita a cena perché in tv danno Dirty dancing per l’ennesima volta. Ecco in questo caso ringraziare il misterioso curatore dei palinsesti televisivi, non vostra sorella, ovvio.

La generosità è una virtù che si coltiva soprattutto dove non ci si aspetta questi sentimenti, per esempio nei bar.

In quei posti di ritrovo dove il barista vi consola nei momenti no anche se non vi hai visto prima, dove potete mangiare cornetti caldi grondanti calorie senza sentirvi troppo in colpa e dove potete sentire una formula magica “il caffè sospeso“.

È una tradizione esclusivamente italiana. Sulle origini ci sono scuole di pensiero diverse. Alcuni sostengono che il primo sia stato offerto a Napoli, altri a Roma. Il risultato non cambia.

È così bello sapere che qualcuno, qualcuno che non ha nome e che non incontrerete mai, vi abbia offerto un caffè! Per festeggiare una vittoria, per ringraziare la sorte, per un puro atto di generosità si sorseggia il caffè e se ne lascia pagato un altro.

Ecco il caffè sospeso è una mano amichevole che si protende nell’oscurità. Perché il caffè, come tutti i piaceri della vita, va condiviso. Soprattutto di domenica.

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